Belli, innovativi e utili: i cosiddetti Sleep Tracker sono l’ultima moda del momento, orologi e dispositivi che consentono di monitorare e migliorare il nostro riposo. Ma funzionano davvero? In questo articolo cerchiamo di capire quanto sono affidabili e quali sono i benefici dati dal loro utilizzo.
Smartwatch, Smartband e Activity Tracker: cosa fanno e come tracciano il sonno?
Per il monitoraggio del nostro riposo, il mercato offre un’ampia gamma di dispositivi e applicazioni, con caratteristiche e funzionalità specifiche. Orientarsi non è sempre facile, ecco dunque una breve lista delle principali soluzioni disponibili:
Smartband
Come suggerisce il nome (“band” significa “fascia”), si tratta di braccialetti che vanno indossati al polso, in grado di comunicare e sincronizzarsi con la relativa applicazione installata su cellulare. Le funzioni fornite, oltre al più classico monitoraggio e calcolo dei passi e delle calorie spese, sono appunto quelle di tracciare il nostro riposo.
Smartwatch
Molto più complessi e costosi, questi dispositivi lavorano in maniera autonoma rispetto ad altri device, in quanto dispongono delle stesse funzionalità, applicazioni, notifiche e avvisi. Oltre al GPS, sono dotati di sensori per monitorare il battito cardiaco e i modelli più evoluti possono misurare anche la pressione e la temperatura corporea.
Sono in grado di fornire risultati più precisi e informazioni più dettagliate, grazie a sensori e algoritmi più sviluppati e alla maggior quantità di dati registrati. Infatti, consentono di conoscere:
- Tempo trascorso a letto in stato di veglia
- Tempo di sonno effettivo
- Percentuale di sonno “ristoratore” rispetto al sonno totale
- Qualità del sonno
Activity Tracker o Sleep Tracker
Più professionali degli Smartband ma meno complessi degli Smartwatch, questi dispositivi sono una sorta di via di mezzo tra le due soluzioni. Dotati di sensori e GPS, monitorano le diverse attività fisiche che compiamo durante il giorno, calcolando i chilometri fatti, la velocità di marcia e le calorie consumate. Inoltre, analizzano il nostro sonno, registrando il battito cardiaco ed eventuali movimenti compiuti durante la notte.
La maggior parte dei modelli base (e più economici) di Activity Tracker monitora il sonno mettendo in rapporto la frequenza cardiaca e il movimento del corpo. Una volta collegati al Smartphone consentono di ottenere le seguenti informazioni:
- Tempo di sonno “profondo”
- Tempo caratterizzato da stati di agitazione cardiaca e motoria
- Quantità e tempistiche dei risvegli
- Tempo di sonno effettivo
La ricerca della Rush University Medical School di Chicago
Il diffondersi dei dispositivi di monitoraggio ha portato la Rush University Medical School di Chicago a condurre una ricerca, successivamente pubblicata sul Journal of Clinical Sleep Medicine.
Secondo le statistiche presentate, la ricerca mostra come una preoccupante percentuale di utenti soffra di “ortosonnia”, uno stato ansiogeno che spinge loro a voler perfezionare sempre di più il proprio riposo, studiando scrupolosamente i parametri indicati dalle app.
Data la natura ludica – e non certo scientifica – dei sopracitati dispositivi, questo atteggiamento diventa pericoloso soprattutto nel momento in cui i parametri del buon sonno utilizzati dalle app non coincidono con i dati personali raccolti dall’utente stesso, che magari è convinto di aver dormito bene. Questo scostamento, dovuto a sistemi di analisi non sempre attendibili, è di certo negativo, poiché induce l’utilizzatore a modificare delle abitudini in realtà corrette.
Numerosi casi presentati dall’indagine si riferiscono, infatti, a pazienti che hanno richiesto l’aiuto a centri specializzati per curare i disturbi del sonno rilevati proprio dall’uso di questi tracker, ma che un’analisi più seria ha smentito.
Dunque, fidarsi o non fidarsi delle app sul sonno?
I sistemi di tracciamento del sonno sono degli strumenti innovativi e divertenti, utili per mantenersi in forma tenendo sotto controllo le prestazioni sportive, la linea e anche la qualità del sonno. Ciò nonostante, è bene ricordare che si tratta pur sempre di soluzioni prive di una vera e propria attendibilità scientifica, sia nelle rilevazioni che nei consigli offerti.
Pertanto, se i risultati ottenuti non sono positivi, non fatevi condizionare e non cambiate le vostre abitudini prima di aver parlato con uno specialista del sonno.